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TRIO KREMER, DIRVANAUSKAITE’, OSOKINS



Gidon Kremer, violino
Giedrė Dirvanauskaitė, violoncello
Georgijs Osokins, pianoforte

W.A. Mozart (1756 – 1791)
Sonata n. 40 in Mi bem. Magg. KV 454
Largo. Allegro
Andante
Rondò. Allegretto

 

M. Weinberg (1919-1996)
Sonata n. 4  op. 39
Adagio
Allegro ma non troppo
Adagio tenuto molto rubato –
Adagio primo

 

P.I. Cajkovskij (1840 – 1893)
Trio con pianoforte in la min. op. 50
Pezzo elegiaco. Moderato assai. Allegro giusto
Tema con variazioni
Tema. Andante con moto
Variazione I. L’istesso tempo
Variazione II. Più mosso
Variazione III. Allegro moderato
Variazione IV. L’istesso tempo
Variazione V. L’istesso tempo
Variazione VI. Tempo di Valse
Variazione VII. Allegro moderato
Variazione VIII. Fuga: Allegro moderato
Variazione IX. Andante flebile, ma non tanto
Variazione X. Tempo di Mazurka
Variazione XI. Moderato
Variazione finale e coda. Allegro risoluto e con fuoco. Andante con moto. Lugubre

—–

Il violinista lettone Gidon Kremer s’innamorò del suo strumento quando aveva appena 4 anni. Oggi ne ha qualcuno in più e nessuna intenzione di mettere da parte il suo favoloso ‘Nicola Amati’ del 1641. Allievo del grande David Oistrakh, Kremer è uno dei virtuosi più originali dei nostri giorni. Il suo repertorio abbraccia le opere classiche più conosciute, così come la musica dei principali compositori del XX e XXI secolo; ha sostenuto le opere di compositori russi e dell’Europa orientale e ha eseguito molte nuove composizioni importanti. Nessun altro solista di pari livello internazionale ha fatto più di lui per promuovere la causa dei compositori contemporanei e della nuova musica per violino. Il lungo elenco di onorificenze include, tra gli altri, il Premio Ernst von Siemens, la Bundesverdienstkreuz, il Premio Unesco e il Praemium Imperiale, considerato il Premio Nobel del mondo musicale. Originale e avvincente è il programma che propone per il suo ritorno sulla scena trentina (dopo 6 anni) insieme a due notevoli compagni di viaggio. Straordinario e imprevedibile, così la stampa ha acclamato il giovane pianista Georgijs Osokins dopo che ha fatto girare la testa per la prima volta al Concorso Internazionale Chopin. Kremer è uno dei primi sostenitori del giovane lituano e insieme a Giedrė Dirvanauskaitė, che da molti anni svolge un ruolo importante nella Kremerata Baltica, interpreteranno in Filarmonica pagine di Mozart, Kancheli e il Trio in La minore che Čajkovskij dedicò A la mèmoire d’un grand artiste.

—–

Note al programma

Mozart era prolifico, ma pare anche fosse un gran procrastinatore. Questa tendenza trova la sua massima espressione con la Sonata per violino, che scrisse per la violinista Regina Strinasacchi. Riuscì a comporre in tempo solo la parte della solista e non la sua, eseguendo la sonata a memoria davanti a un foglio bianco. Un imponente Largo iniziale sottolinea l’assoluta parità dei due strumenti che si scambiano temi l’un l’altro, prima di lanciarsi in un Allegro in forma di sonata di immacolata fattura. L’Andante è essenzialmente un’aria d’opera “trapiantata” in una sonata. A concludere, un Allegretto deliziosamente elegante offre un eccellente esempio della forma sonata-rondò, che affronta la natura ripetitiva del rondò applicando la logica di sviluppo della forma sonata. Un’opera che colpisce per la sua sostanza musicale e per le sue sfolgoranti felicità strumentali.

Giya Kancheli, considerato uno dei più grandi compositori della Georgia, compone Middelheim per i medici dell’ospedale Middelheim di Anversa, che gli hanno salvato la vita. Una partitura intensa, capace di ritrarre con sorprendente chiarezza i momenti di angoscia con un gesto severo e netto.

Sebbene il trio con pianoforte fosse un genere popolare in Europa occidentale fin dai tempi di Haydn e Mozart, non era riuscito ad attecchire in Russia. Quando la mecenate di Čajkovskij lo esortò a scrivere per il suo trio residente, lui rifiutò (che fosse geloso del pianista di casa von Meck, un brillante adolescente parigino di nome Claude Debussy?). Ad ogni modo, qualche tempo dopo il compositore fu rattristato dalla morte di Rubinstein e decise di commemorarlo scrivendo una pagina con una parte pianistica così virtuosistica da essere degna dell’abilità di Rubinstein. Il primo movimento è un’elegia in cui tre melodie molto espressive si snodano in un libero adattamento di una forma sonata classica. Il secondo movimento è un’enorme struttura di temi e variazioni che nasce da una melodia dal carattere folkloristico. Le variazioni iniziali procedono in modo prevedibile, con la seconda che trasforma il tema binario in un valzer e la quarta che lo traspone in tonalità minore. La quinta offre un affascinante effetto carillon sulla tastiera del pianoforte, prima di lasciare il posto a un ampio valzer e, nella settima variazione, a una tessitura più ampia, quasi sinfonica. Segue una fuga, ricca di ottave per il pianista. La nona variazione risulta un’introspezione in sordina, la decima è una mazurca vivace (di nuovo spicca il pianoforte) e l’undicesima ricapitola il tema nella sua forma originale ma con un accompagnamento alterato. Nel finale il tema delle variazioni diventa il secondo soggetto, prima di svanire in un funereo richiamo al movimento d’apertura.

 

Alessandro Arnoldo

 


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