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violino – violoncello – pianoforte

Antje Weithaas violino
Marie-Elisabeth Hecker violoncello
Martin Helmchen pianoforte

F. Schubert
(1797-1828)
Trio n. 1 in Si bem. magg., op. 99 D 898

R. Schumann
(1810-1856)
Fantasiestücke in la min., op. 88

D.Sostakovic
(1906-1975)
Trio n. 2 in mi min., op. 67

Nell’aprile del 2017, all’Elbphilharmonie di Amburgo, tre affermati solisti abituati alle grandi folle e alle spettacolari partiture con orchestra, decidevano di riservare una parte del loro lavoro a un repertorio particolare della musica da camera, il Trio con pianoforte. Cominciava così l’avventura artistica del Trio Weithaas, Hecker, Helmchen: un percorso intimo nel quale confluivano l’esperienza di Antje Weithaas e le irruenti personalità dei giovani Martin Helmchen e Marie-Elisabeth Hecker.

Il carisma di Antje Weithaas sul palcoscenico è stato costruito a fianco delle più apprezzate orchestre e direttori: Bamberg Symphony, Dresden Philarmonic, Los Angeles Philarmonic, BBC Symphony…, Sir Neville Marriner, Yuri Temirkanov… Antje Weithaas ha iniziato lo studio del violino a quattro anni, perfezionandosi alla Hochschule Hans Eisler di Berlino. Vincitrice dei concorsi Kreisler, Bach di Lipsia, Joachim di Hannover, dal 2004 è docente all’Università delle Arti di Berlino.

La violoncellista Marie-Elisabeth Hecker, nata a Zwickau nel 1987 ha attirato l’attenzione del mondo internazionale grazie al successo riportato nel 2005 al Concorso Rostropovich dove, per la prima volta, un concorrente si vedeva assegnare primo premio e due premi speciali. Da allora è una delle più richieste soliste e cameriste d’oggi. Allieva di H. Schiff, suona in duo con il marito, il pianista Martin Helmchen ed è (dal 2017) docente alla Hochschule für Musik di Dresda.

Altrettanto strepitoso è il curriculum di Martin Helmchen, da anni sulla scena internazionale assieme a Berliner, Wiener Philharmoniker, London Philharmonic e Boston Symphony Orchestra. Una carriera iniziata nel 2001 con la vittoria al Concorso C. Haskil. Dal 2010 Helmchen è professore associato di musica da camera presso l’Accademia di Kronberg.

Note al programma 

“Uno sguardo al Trio e i problemi della nostra esistenza umana scompaiono e tutto il mondo è di nuovo fresco e luminoso” Così scrive Schumann, riguardo il primo Trio con pianoforte di Schubert, un gioiello di luce brillante e vivace. L’Allegro, è equilibrato e perfettamente orchestrato. Il pianoforte presenta il primo tema sopra un accompagnamento staccato degli archi. Il violoncello enuncia il secondo, in un episodio allo stesso tempo vigoroso e dolce. Il secondo movimento inizia con una cullante ninna nanna che si agita, toccando tonalità minori, per poi terminare amabilmente. Lo Scherzo prende in prestito il Ländler, una danza popolare fatta di salti, passi e, talvolta, yodel; un modello su cui era solito improvvisare per accompagnare le sue frequenti soirée. Il finale è un Rondò, i tre strumenti si inseguono suonando arpeggi e trilli. La musica continua a svilupparsi cambiando tonalità fino ad assestarsi, poi si interrompe bruscamente e si lancia in una cadenza. La Romanze di apertura dei Fantasiestücke di Schumann, una malinconica melodia popolare, è un brano di toccante semplicità. Il suo tema riappare in una forma più vivace come primo episodio del seguente Humoreske, che si sviluppa in maniera circolare, con il tema iniziale, simile alla marcia, che ritorna solo alla fine prima di svanire in lontananza. Il Duetto fa girare una linea melodica di grande fascino tra i due archi su un accompagnamento dolcemente ondeggiante del pianoforte. Nel Finale ritorna la marcia, in uno stile più sfarzoso. Infine, la tonalità si fa maggiore per una coda in cui la melodia corale del pianoforte è accompagnata dalle sincopi degli archi. La musica si spegne gradualmente fino ad un energico “colpo di coda”. Il personale e il politico convivono in questo Trio di Shostakovich, un lavoro iniziato pochi giorni dopo la morte di un suo caro amico. Anche le circostanze erano cupe, i russi lottavano contro l’occupazione tedesca. Per quanto drammatici siano gli eventi che hanno ispirato l’opera, essa inizia in modo discreto, con gli armonici alti del violoncello che persistono fino all’ingresso del violino nel suo registro basso, quando il pianoforte si unisce al canone, ogni strumento sembra intrappolato nel proprio spazio. Il secondo movimento è una sorta di scherzo noir, i cui ritmi compulsivi e i pizzicati incessanti, minacciano di sfuggire al controllo. Il Largo inizia con una passacaglia del pianoforte, di una bellezza oscura. Il suo carattere elegiaco, che esprime il dolore del compositore per la sua perdita personale, conduce direttamente alla danza agitata dell’ultimo movimento: una melodia ebraica, sempre più frenetica, forse una risposta all’orrore dei campi di concentramento.  Alessandro Arnoldo


Info e Biglietti
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