
SUL FILO DELL’ANIMA: SUONI E VISIONI – PRIMO INCONTRO
Valentina Danelon, violino
Cristina Santin, pianoforte
Giuliana Marin, approfondimento storico e psicologico
Susanna Gregorat, approfondimento all’opera d’arte
Claudio Noliani
(Trieste 1913 – Trieste 1991)
Aria nello stile antico (1937)
Cesare Barison
(Venezia 1885 – Trieste 1974)
dai Cinque pezzi Op. 2 (1908)
Mazurka
Légende
Eugenio Visnoviz
(Trieste 1906 – Trieste 1931)
Sonata in mi b maggiore per violino e pianoforte (1923)
Allegro moderato
Lento assai
Moderato assai
Rondò – Allegro
Vito Timmel, Autoritratto, 1910, olio su tavola, 48×47 cm, inv. 3601, dono di Roberto Hausbrandt, 1958
Introduzione all’incontro
Figura d’artista tra le più rappresentative della complessa identità culturale della Trieste mitteleuropea, Vittorio Timmel incarna la tensione tra mondi e appartenenze che segnarono la città prima dell’annessione all’Italia. Dopo gli studi a Trieste e a Vienna, deluso dall’accademismo e segnato da precarie condizioni psichiche, torna nella sua città, dove sviluppa un linguaggio visionario che confluirà nel celebre Magico Taccuino, affidato nel 1938 all’amica Anita Pittoni. Durante la Prima guerra mondiale viene arruolato e assegnato al 97° Reggimento a Radkersburg, dove, grazie alla protezione di superiori sensibili, riesce a dipingere e a frequentare altri artisti e intellettuali, tra cui l’amico Argio Orell. Con lui anche Cesare Barison, compositore veneziano trapiantato a Trieste, legato alla città da un rapporto profondo e contraddittorio. Barison, come altri artisti triestini della sua generazione, visse lo sradicamento tra identità austriaca e italianità irredentista, per poi ritrovarsi estraneo al nazionalismo e al fascismo montante. Entrambi parteciparono attivamente alla vita culturale della città, anche attraverso realtà come il Circolo Artistico di Trieste, crocevia di incontri e fermenti culturali.
