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Playlist, Giovanni Gnocchi

Dopo le playlist di Simone Rubino e Federica Fracassi oggi vi proponiamo la playlist di un altro amico musicista, il violoncellista Giovanni Gnocchi.

Cari amici del Quartetto ecco la playlist che ho pensato per voi:

di Schubert Die Grosse Sinfonie con Jos Van Immerseel e l’orchestra con strumenti originali Anima Eterna. Perché la “divina lunghezza” é qui un vero cullarsi nelle ripetizioni di cui non ci si stanca mai (anzi, ne vorresti sempre di piú!), e l’interpretazione rende anche quel senso di danza e anche la giusta ruviditá, se vogliamo, che bilancia l’apollineo con il terreno e l’umano…

 

Di Schumann Kreisleriana con Hororwitz, perché non mi stanco mai di riascoltare la sezione in si bemolle maggiore del primo movimento, e l’alternanza della pazzia iniziale con l’innocenza di questo tema sospeso delle mani incrociate.

 

Di Schubert i 6 Moments musicaux, op. 94 D. 780 con András Schiff.
Non ci sarebbe bisogno di spiegarlo, ma per me rappresenta la perfetta combinazione di tutti gli elementi, la malinconia, l’eleganza, il lato anche rustico e semplice o innocente delle danze popolari austriache, la tradizione popolare, ma anche l’aspetto visionario e l’ambizione ad una spiritualitá che van ben oltre quell’identitá “popolare”, pur essendone intrinsecamente legata.

 

Il Concerto di Capodanno del 1992 con Carlos Kleiber e i Wiener Philharmoniker. Perché adoro tutto il repertorio della famiglia degli Strauss & co. e dell’operetta, e perché trovo che nessuno come Kleiber sia riuscito a renderne la grandezza, nella sua perfezione dell’eleganza e della (per scomodare Calvino delle Lezioni Americane) vera “leggerezza” intesa come qualitá che arricchisce. Non mi stancherei mai di ascoltare “Éljen a Magyar” o la Tritsch-Tratsch Polka o “Unter Donner und Blitz”!

 

Cassation K. 63 di Mozart con Sandor Végh e la Camerata Salzburg, partendo dall’Andante, il terzo movimento, semplice e sublime coi violini in sordina e i celli, le viole e i bassi pizzicati. Cosa si puó volere di piú? (se ne parlassi lo rovinerei…)

 

Il Don Giovanni di Mozart con Daniel Harding e la Mahler Chamber Orchestra registrato ad Aix-en-Provence nel 1999. Perché avevo alcuni amici in orchestra (Stefano Marcocchi in primis, mio ex compagno di quartetto per moltissimi anni), e perché (un po’ come Végh in un altro periodo), Harding e i musicisti della MCO hanno avuto il coraggio di dare una lettura fresca, giovane, piena di energia e di contrasti, e che ti accende ogni sinapsi subito al primo ascolto!

 

Se avete piacere di scoprire le nostre playlist d’autore vi rimandiamo a quelle di playlist/”>Simone Rubino e Federica Fracassi.

 

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