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SOL GABETTA – BERTRAND CHAMAYOU



Sol Gabetta violoncello
Bertrand Chamayou pianoforte

F. Mendelssohn Variazioni concertanti in Re magg. op. 17
J. Brahms Sonata n. 2 in Fa magg. op. 99
F. Mendelssohn Sonata n. 2 in Re magg. op. 58

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Sono passati quattro anni dall’ultima volta a Trento della violoncellista Sol Gabetta. Già allora famosa in tutto il mondo, oggi ha maturato altri straordinari traguardi artistici in recital, come solista a fianco delle migliori orchestre del pianeta e come musicista da camera, vero centro focale di tutto il suo lavoro. “Non voglio mai sentirmi arrivata, perché non si arriva mai”, questo il suo motto. Chiamata da tutte le migliori orchestre e direttori più esigenti, ha confermato un talento sbalorditivo, un’energia contagiosa capace di ammaliare il pubblico. È stata Artiste étoile al Festival Lucerne dove ha suonato insieme ai Wiener Philharmoniker, alla Mahler Chamber Orchestra e alla London Philharmonic Orchestra. In riconoscimento dei suoi straordinari traguardi artistici, è stata premiata con un Herbert von Karajan Prize al Festival di Pasqua di Salisburgo. Sol Gabetta continua a costruire la sua discografia con SONY: la pubblicazione più recente è una registrazione dal vivo dei Concerti per violoncello di Elgar e Martinů insieme ai Berliner Philharmoniker. A Trento torna in Filarmonica con il fedele partner artistico Bertrand Chamayou (ritroviamo anche lui sul palco dopo un concerto indimenticabile come solista nella Stagione 2017), nel pieno di una carriera brillante per un pianista fra i più apprezzati della scena musicale contemporanea capace, nelle sue esibizioni – caratterizzate da un vasto repertorio – di dimostrare dominio, immaginazione e approccio artistico sorprendenti.

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Note al programma

A lungo la musica da camera di Mendelssohn ha sofferto delle prassi esecutive romantiche: rubato esagerato, fraseggio pesante e contrasti di colore sgargianti, a distorcere l’essenza della sua musica, rendendola pomposa, nonostante la sua evidente fedeltà all’epoca classica e l’influenza di Bach e Mozart per la forma. Come ci suggerisce Schumann, suo grande amico, Mendelssohn era “il Mozart del XIX secolo” capace di vedere “più chiaramente di altri attraverso le contraddizioni del nostro tempo ed è il primo a riconciliarle”.

Le Variations concertantes furono scritte nel 1829, quando il compositore aveva vent’anni. Il tema è una di quelle melodie dolci, semplici, che rappresentano il lato “familiare” di Mendelssohn. È seguito da otto variazioni che mostrano l’influenza dei temi con variazioni di Mozart e di Beethoven, con un numero finale che irrompe dal suo telaio, in un’improvvisa dimostrazione di fervore romantico.

La sua seconda Sonata, op. 58, risulta più potente e appassionata di quella precedente. Pur utilizzando forme tradizionali, non si può definire classica nello spirito; il suo stato d’animo è esultante nei movimenti esterni, con i continui flussi di arpeggi nella parte pianistica quasi a sovrastare il canto del violoncello. Il secondo movimento è un intermezzo leggero del genere in cui Mendelssohn eccelleva; il movimento lento, forse ispirato a un corale di Bach, è un nobile Adagio, con gli accordi del pianoforte a sostegno di un toccante monologo del violoncello, una dichiarazione intima e romantica che ci “comunica un’impressione concentrata delle tensioni e delle contraddizioni drammatiche che egli visse in quegli anni” [New Grove].

Se la Prima Sonata mostra un Brahms giovane, studioso e gentiluomo, la Sonata n.2 suona giovanile e tempestosa nel suo ardore. La Sonata in Fa maggiore ha, infatti, un primo movimento straordinariamente audace, con i due strumenti contrapposti in un mare selvaggio di tremolii. Il movimento lento è un Adagio affettuoso e ammaliante con una sezione centrale più turbolenta nella stessa tonalità minore del burrascoso scherzo, in cui il modo maggiore è riservato alla più sommessa sezione del trio. Il finale è un rondò ed è il più breve dei quattro movimenti. Il grazioso tema principale è in grado di riconciliarci con leggerezza, pur dando spazio a qualche episodio più cupo. Si racconta che una violoncellista abbia suonato il primo movimento con Brahms, lamentandosi di non riuscire a sentirsi sopra i tremolii del pianoforte… “Sei stata fortunata!” fu la caustica risposta di Brahms.

Alessandro Arnoldo


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